La guardia svizzera chef svela i segreti della tavola dei Papi

Pubblicato su “Diva e donna”

“Ah, le empanadas, che buone!”, così Papa Francesco, noto, tra le altre cose, anche per l’ amore per la buona tavola, ha esclamato, guardando il suo piatto preferito, i tipici fagottini di carne argentini, descritti nel libro “Buon Appetito!” Non un semplice ricettario, ma un vero scrigno di tesori per i curiosi di cose vaticane e gli amanti della buona tavola. Cosa si mangia oltre Porta s. Anna? Quali sono le pietanze più amate da Papa Francesco? Cosa mangia più volentieri, invece, il Papa Emerito Joseph Ratzinger? E il suo fido segretario, arcivescovo George Gänswein? Stiamo per fare un viaggio nei segreti culinari dei Sacri Palazzi, guidati da un ‘insider’ molto particolare Continua a leggere

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(Papa) Francesco e il cane

Papa Francesco, ha scelto, un nome fortemente simbolico e a tutti ha ricordato il primo Francesco, il poverello d’ Assisi, il giorno dell’ udienza per i giornalisti, il 16 marzo scorso. Una giornata importante, in cui,  Jorge Mario Bergoglio, Papa col nome di Francesco da appena quattro giorni, ha voluto, per la prima volta, incontrare gli operatori della comunicazione che hanno seguito le vicende vaticane dalle ‘dimissioni’ di Benedetto XVI alla sua elezione. Un saluto affettuoso “Avete lavorato questi giorni, eh”, il racconto dei retroscena del conclave davanti a cinquemila taccuini pronti finalmente a catturare notizie dalla diretta voce del protagonista, un appello a raccontare ‘la verità, la bellezza e la bontà’ e una benedizione ‘silenziosa’, rispettosa dei tanti non cattolici presenti. Poi, come in ogni udienza, il Papa ha avuto modo di salutare direttamente alcune delle persone in platea che hanno potuto avvicinare il Pontefice. E, dopo aver salutato i cronisti vaticanisti e i rappresentanti dei media Vaticani, è arrivata la sorpresa. Continua a leggere

L’ ultimo Angelus di Benedetto XVI tra i fedeli in piazza S. Pietro

Il mondo in piazza per l’ ultimo Angelus di Benedetto XVI. Una San Pietro stracolma ha accolto il papa dimissionario alle 12 di questa mattina. L’ ultima benedizione domenicale di Josef Ratzinger, il Pontefice che ha scioccato il mondo decidendo di ‘lasciare il suo incarico’, è stata accolta da una folla festante che al grido di “Benedetto! Benedetto!” ha salutato il Papa che se ne va. L’ invasione pacifica dei pellegrini, è iniziata sin dalle prime ore del mattino e alla mezza, piazza San Pietro straripava di gente, risuonava di idiomi diversi e risplendeva dei colori delle bandiere dei paesi di ogni angolo della terra. La gioia della folla è esplosa quando il Santo Padre si è affacciato al balcone, e dopo aver letto il Vangelo e impartito la consueta benedizione ‘urbi et orbi’, ha sottolineato come la pioggia ha risparmiato i fedeli e ha detto loro ‘resteremo sempre uniti nella preghiera’. Uniti, come questa mattina piena di striscioni e pensieri di sostegno per Ratzinger. “Capiamo e ti continuiamo ad amare, firmato i tuoi giovani”, è l’ enorme striscione di un gruppo di Papaboys, ma certo l’ addio di Ratzinger è un atto storicamente rivoluzionario e tra bandierine bianche e gialle e una selva di telefonini, fotocamere e videocamere affannate a registrare questo momento indimenticabile, si leva anche qualche voce polemica. Continua a leggere

L’ imprenditore sulla cupola di San Pietro “Ma quale sviluppo? E’ macelleria sociale”

Trenta ore a centottanta metri di altezza, appollaiato sul tetto del lucernaio di uno dei monumenti piu’ famosi del mondo: la cupola della Basilica di San Pietro. Marcello Di Finizio,47 anni, imprenditore triestino, ha scelto un grande palcoscenico per urlare la sua esasperazione e ha tenuto col fiato sospeso tutta Italia per quasi due giorni. Alle cinque del pomeriggio del due ottobre scorso, De Finizio è salito sul ‘cupolone’ come un qualsiasi turista ansioso di ammirare un panorama mozzafiato ma con intenzioni ben diverse:arrivato sulla terrazza ne ha scavalcato la balaustra e  ha inscenato la sua fragorosa protesta, sintetizzata nello striscione:“Basta Monti, basta Europa, basta multinazionali. Sviluppo? Questa è macelleria sociale.” “Non sono un matto, chi mi conosce lo sa.” dice l’ imprenditore triestino “Sono una persona seria, faccio da anni l’ imprenditore, ma non ne posso piu’ di questo stato di cose e penso proprio che sia arrivata l’ ora, per tutti i cittadini rassegnati di questo paese di dire ‘basta!’ Io ci ho provato in questo modo, il mio vuole essere un gesto di rottura perché vedo troppa rassegnazione, troppa accettazione, per uno stato di cose che deve cambiare, ma per farlo ci vuole un ‘corto circuito’, una scossa forte.” Marcello De Finizio ha voluto dare la sua scossa ma l’ impresa dei giorni scorsi per lui, non è stata la prima del genere. L’ imprenditore era proprietario di uno dei locali piu’ famosi del lungomare di Trieste,  la “Voce della Luna” a Barcola,  che venne distrutto da un incendio doloso nel giugno del 2008. Dopo qualche mese, De Finizio spese gli ultimi risparmi per riaprre nello stesso luogo un piccolo chiosco che pero’ fu travolto da una mareggiata. Da qui la sua disperazione che nei mesi scorsi lo ha portato piu’ volte a proteste plateali. Quello per cui combatte De Finizio ora, è il pericolo ai suoi occhi, derivante dalla direttiva Bolkenstein  che a partire dal 2016 impone che le concessioni demaniali per gli stabilimenti balneari vengano messe all’ asta. De Finizio non è più in grado di ricostruire il suo locale perché, ormai privo di mezzi e con le concessioni in scadenza al 31 dicembre 2015, non gli è possibile finanziare l’operazione ricorrendo al credito bancario.E’ per questo che ha inscenato altre proteste plateali dormendo per mesi in automobile davanti al palazzo del Consiglio regionale di piazza Oberdan, facendo ripetutamente lo sciopero della fame, legandosi alle colonne d’ingresso della sede milanese di un’assicurazione e occupando, nel marzo scorso,  una delle piattaforme dell’Ursus, il pontone ormeggiato in Porto Vecchio di Trieste, rimanendo per due giorni sospeso a settanta metri di altezza; e il 30 luglio è salito per la prima volta sulla cupola di San Pietro  ma questa ultima sua protesta ha attirato la curiosità e l’ attenzione dei media  Di Finizio è stato salutato da alcuni come una sorta di ‘eroe indignato’ ed è così che si vede anche lui. “Io vorrei che questo gesto non servisse solo a me, ma fosse una scossa per tutti gli italiani. Siamo troppo rassegnati al malaffare, alla mala gestione della cosa pubblica, a questa classe politca completamente scollegata da quella che è la realtà quotidiana dei cittadini. Ma la nostra rassegnazione è funzionale al potere. Gli italiani non hanno piu’ la forza di indignarsi di ribellarsi. Io, invece, non ho piu’ nulla da perdere e sono disposto a rischiare la vita per fare ascoltare le mie ragioni. Il mio è stato un gesto di dignità.” Di Finizio diceva che non sarebbe sceso dalla cupola se non si fosse creato un tavolo di concertazione sull’ applicazione della direttiva Bolkenstein con i ministri competenti Moavero e Gnudi. “Me l’ hanno assicurato, hanno detto che questa volta non si tireranno indietro, pero’, appena sceso, mi sono ritrovato con un foglio di via ed il divieto di mettere piede a Roma per tre anni. Ora non capisco come io possa venire a discutere con loro se non posso mettere piede a Roma, ma spero davvero che non finisca come l’ ultima volta, il trenta luglio, quando avevano preso lo stesso impegno, senza mantenerlo. Mi avevano assicurato di essere aperti al confronto e invece non sono piu’ riuscito a contattarli. E anche questo è indicativo della lontananza del potere dai cittadini e della poca moralità di chi ci governa: prendere un impegno per poi non rispettarlo. Tra il cittadino e gli amministratori c’è un muro di gomma che non si riesce a superare, e questo non fa altro che alimentare l’ esasperazione. Ma adesso basta.” Perché ha scelto San Pietro? “Ragionando per simboli. Io credo che il pensiero forma. Per questo non mi arrendo e combatto per i miei diritto, perché voglio credere che in Italia ci sia ancora una democrazia così come credo che la Chiesa sia la piu’ alta autorità etica e morale. Per questo ho scelto San Pietro, un simbolo, per richiamare l’ attenzione su questo elemento: la politica in Italia deve tornare a seguire regole etiche, non possiamo dare per scontato che non ci sia piu’ niente da fare.”